A CURA DI GIOVANNI BRANDI CORDASCO SALMENA
Non può parlarsi di condanna nossale e non sono nossali tutte le azioni accordate alla vittima, qualora il danno sia stato causato da un animale. Solo il diritto giustinianeo ha operato una generale assimilazione tra i delitti commessi dai sottoposti e i danni causati dagli animali ma ciò sul fondamento di concetti, funzioni e modelli assolutamente differenti rispetto al loro contesto originario, a partire da quello decemvirale. Lactio de pauperie ed i mezzi che ne richiamano la disciplina, si fondano sul dominium che il padrone del quadrupede vanta sullo stesso; lactio noxalis, invece, nasce da un delitto e mantiene il carattere di una vindicatio sul colpevole. Unequiparazione tra le sanzioni previste è solamente esteriore, operata dai compilatori sulla base di un diverso significato della noxa (ormai solo corpus quod nocuit) riferibile indifferentemente sia allatto illecito del sottoposto che al danno dellanimale. Il principio noxa caput sequitur, affermato dalle fonti per rivolgere la condanna contro chiunque si trovi nella titolarità dellanimale danneggiatore, trova la sua giustificazione nella titolarità della proprietà del dominus sul suo animale e non quindi come, per il sottoposto, nel vincolo potestativo che lo lega al nucleo familiare. Daltra parte la dottrina che ha voluto sostenere una tale identificazione, è stata costretta a riferirla in termini di «sostanziale assimilazione», «rilevanti» o «significative affinità», «non integrale identità», «procedimento analogo»....