ANNAMARIA MANZO / FARA NASTI / GLORIA VIARENGO
Il perimetro cronologico del volume è ampio ed abbraccia un'età difficile e poco nota: dalla fine della monarchia (fine VI sec. a.C.) ai primi anni del II secolo a.C., da Papirio (Publio o Sestio) a Lucio Acilio, praet. 197. Sono tredici i personaggi studiati (Papirio, Appio Claudio decemviro, Appio Claudio il cieco, Cn. Flavio, P. Sempronio Sofo, G. Scipione Nasica, Ti. Coruncanio, Q. Fabio Pittore, Q. Mucio Scevola praet. 215, P. Licinio Crasso dives, P. Elio Peto, Sesto Elio Peto Cato, Lucio Acilio): magistrati, sacerdoti, uomini politici, storici, "sapienti" del diritto, non ancora "giuristi". Non si può infatti parlare, per quest'epoca, di una vera e propria scientia iuris, quanto invece di una più generale competenza della sfera e della pratica giuridica e politica. E nemmeno possiamo attribuire ai personaggi esaminati la composizione di vere e proprie opere scritte, fatta eccezione per il de usurpationibus di Appio Claudio il cieco, il de iure pontificio di Fabio Pittore e i tripertita di Sesto Elio. Eppure, i nomi di questi sapienti, i tratti biografici di ciascuno di essi, il pensiero politico, la loro conoscenza del diritto sacro e di quello civile vengono ricordati dalle fonti come un indelebile patrimonio comune: figure quasi mitiche, precursori del diritto, padri della scientia iuris.