La sanatoria delle invalidità degli atti processuali costituisce un tema di centrale importanza, concorrendo come pochi altri a comporre gli equilibri di un sistema che, da sempre, oscilla tra lesigenza di stretta legalità che la Costituzione addirittura impone e le tendenze verso la flessibilizzazione degli istituti che, direttamente ovvero indirettamente, incidono sulla conservazione degli atti e la stabilizzazione degli effetti. Il processo «giusto» e «regolato dalla legge» non può che essere strutturato per fattispecie normative e, quindi, non può non rifuggire allidea che le forme degli atti ossano essere libere. Allo stesso tempo, lirrinunciabile esigenza di evitare inutili irrigidimenti suscettibili, questi ultimi, di rendere «irragionevole» la durata del processo implica la necessità di coniugare, sulla base di giudizi di valore e secondo una logica di ragionevole bilanciamento, tassatività e conservazione. Tassatività, invalidità e sanatorie, dunque, animano la dinamica procedimentale e nella regolamentazione del loro operare è possibile intravedere uno dei fattori sintomatici della scelta che è innanzitutto culturale, quindi politica e, infine, giuridica di un determinato metodo di risoluzione delle controversie e accertamento dei fatti.