Nell'ultimo lustro si sono ricordati gli anniversari di quattro fondamentali passaggi che indelebilmente hanno segnato le terre dellAlto Adriatico: il quarantennale della stipula del Trattato di Osimo (1975-2015), con cui si definisce giuridicamente il confine tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, il settantennio della firma del Trattato multilaterale di Parigi (1947-2017), con cui si pone fine al secondo conflitto mondiale, sancendo la perdita di sovranità da parte dellItalia nelle Colonie e a Tenda e Briga in favore della Francia, ma soprattutto la cessione dellIstria, con Zara e la Dalmazia, oltre a Fiume e a parte del Carso goriziano, a cui avrebbe dovuto seguire la formazione del cosiddetto Territorio Libero di Trieste sotto legida della nascente Organizzazione delle Nazioni Unite. Infine, il centenario dellimpresa dei legionari di Ronchi (1919-2019), con cui un manipolo di irredenti capitanati da Gabriele dAnnunzio vuole rivendicare la cosiddetta vittoria mutilata e il debole atteggiamento del Governo italiano, che politicamente non era riuscito a tradurre in maniera vantaggiosa le proprie affermazioni militari. La sorte di Fiume, Zara e di altre località adriatiche abitate da numerose comunità italiane segna gli umori di gran parte dellopinione pubblica del Paese, nel frattempo messo in ginocchio da una forte crisi economica, sociale, a seguito della chiusura delle ostilità, e a cui si aggiunge quella sanitaria (la spagnola).