Il volume analizza le trasformazioni del diritto di proprietà sui beni pubblici a partire dai fenomeni di privatizzazione che hanno interessato il territorio nazionale nellultimo ventennio, con ampi approfondimenti di carattere storico e comparativo. In particolare, la ricerca si focalizza sul demanio marittimo e sullo strumento concessorio volto alla sua utilizzazione, evidenziando gli aspetti conflittuali che affliggono da tempo questo rapporto. La querelle è stata ulteriormente accesa da recenti interventi comunitari in materia, come la direttiva Bolkestein, rispetto alla quale diversi punti della normativa nazionale appaiono in forte contrasto. Da ultimo, nella giurisprudenza amministrativa nazionale il nodo è emerso con toni molto accentuati. Lanalisi porta a sostenere la necessità di un non più procrastinabile intervento legislativo che, partendo dalla teoria dei beni comuni, ponga le basi per una riforma del demanio necessario. In una prospettiva de iure condendo, si propone linserimento del demanio marittimo nella categoria giuridica dei beni comuni, da gestire attraverso istituti che superino la mera privatizzazione e statalizzazione. Lo studio del caso Città di Napoli vale a supportare il percorso di indagine e le conclusioni raggiunte. Si tratta, infatti, della prima città italiana ad avere creato un assessorato ai beni comuni, e che, durante lemergenza da COVID-19, ha gestito il demanio marittimo coinvolgendo i cittadini, le associazioni e gli enti no profit, questi ultimi selezionati mediante il principio dellevidenza pubblica. Così agendo, il caso Città di Napoli, oltre ad essere un esempio di gestione e valorizzazione dei beni comuni, si configura anche come concreta attuazione della direttiva Bolkestein là dove a livello nazionale ciò non è ancora avvenuto.