Il fine vita, al giorno doggi, rappresenta non tanto un momento, quanto un processo lungo, medicalizzato e dominato dallincessante progresso tecnologico, nellambito del quale sono emerse, sempre più diffusamente, nuove istanze di tutela rivolte al legislatore nazionale affinché venissero salvaguardati il rispetto del valore dellautodeterminazione individuale e della dignità della vita di ciascun individuo nei momenti finali della sua esistenza.
Il fil rouge che guida il percorso di analisi è quello della promozione e del necessario sviluppo del principio di autodeterminazione del singolo che si trovi imprigionato nel processo del fine vita. Fin dalle prime note del lavoro emerge la carica espansiva che il supremo principio personalista riveste nel nostro ordinamento giuridico. La tutela di tale principio non consente la funzionalizzazione delluomo per fini solidaristici o collettivistici e implica, come effetto generale, la supremazia della persona rispetto allo Stato, con le sue determinazioni storiche, sociali e culturali. Il lavoro si prefigge lobiettivo di presentare le linee fondamentali di un ragionamento volto a difendere la tesi secondo la quale il diritto di decidere la propria fine si radica nella generale libertà, fondata sullautonomia individuale, di decidere il modo migliore di condurre la propria vita, a condizione di adottare le proprie decisioni in piena coscienza e libertà e di non recare danno ad alcuno, e si estende fino a giustificare anche la richiesta e lottenimento di un intervento attivo da parte di altri onde procurare, in determinate condizioni, una buona morte.